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Fine anno con intossicazione alimentare

Otto persone, tra docenti e studenti, sono stati ricoverati in ospedale dopo aver bevuto del tè durante la festa di fine anno scolastico. L’episodio risale al 30 maggio scorso, come riporta un articolo de “il Giorno”.

Il fatto

L’evento s’è verificato in un Istituto professionale paritario della provincia di Monza e Brianza. Un docente e sette studenti minorenni, dopo aver bevuto da una bottiglia confezionata la bevanda, hanno accusato crampi allo stomaco, finendo al pronto soccorso. Secondo l’Agenzia Regionale Emergenza Urgenza (AREU), si tratterebbe di una: «verosimile intossicazione alimentare da sostanza imprecisata».
I carabinieri hanno sequestrato le bottiglie e sono partite le indagini per fare luce sull’accaduto e accertarne le cause.

Cibi e bevande a scuola

La somministrazione di alimenti e bevande negli Istituti scolastici coinvolge più aspetti: la sicurezza alimentare, il diritto all’istruzione e la libera scelta alimentare.
Per far fronte a possibili problemi di sicurezza, molte scuole, hanno elaborato appositi regolamenti. Alcuni di questi, prevalentemente negli Istituti comprensivi, vietano l’introduzione e il consumo di cibi e bevande in maniera collettiva all’interno della scuola. Il divieto tende a tutelare il crescente numero di studenti e operatori allergici o intolleranti a sostanze presenti negli alimenti. Ma il veto tende anche a garantire la sicurezza e la salubrità degli alimenti prodotti in ambienti casalinghi e/o domestici in applicazione delle norme “igienico-sanitarie”. Infine i regolamenti tendono a tutelare la scuola sull’oggettiva difficoltà di distribuire gli alimenti (anche di provenienza certa) a fronte di possibili allergie e/o intolleranze. Sono anche previste eventuali deroghe ma solo relativamente a cibi e bevande “tracciabili” oltre che confezionati nel rispetto della norma. Questo tipo di regolamentazione tuttavia, pur tutelando la sicurezza, non terrebbe in considerazione il principio di autodeterminazione individuale.
Sul tema, anche la giurisprudenza, non s’è sempre espressa in modo univoco. Con riferimento agli Istituti comprensivi, con la sentenza n. 20504/2019, a Sezioni Unite, la Corte di Cassazione stabiliva, l’obbligo di: «condivisione dei cibi forniti dalla scuola». Pochi mesi dopo il TAR del Lazio, con la sentenza n. 14368/2019, si pronunciava in maniera opposta. Secondo il Tribunale Regionale è diritto delle famiglie autodeterminarsi, decidendo autonomamente l’alimentazione dei figli a scuola.
Sul tema s’era espresso anche il Ministero dell’Istruzione con la Circolare 348 del 2017.  Per il ministero nulla vieta all’alunno di portarsi il cibo da casa. Il Dirigente scolastico, in questo caso, dovrà però mettere in campo una serie di misure a tutela dell’igiene degli alimenti e degli studenti.
Regole diverse riguardano gli Istituti superiori, anche in virtù dell’età e della maturità dei soggetti coinvolti, ma il problema, come abbiamo visto, rimane attuale.

Il profilo assicurativo

Le migliori formule assicurative disponibili sul mercato scolastico tutelano la distribuzione di cibi e bevande nella scuola nel ramo infortunio. In caso di avvelenamento o intossicazione, l’infortunio sarà risarcito a termini di polizza, fermo restando la possibilità per l’assicuratore di rivalsa nei confronti del responsabile.
La polizza tutela anche l’eventuale Responsabilità Civile dell’Istituto sempreché la responsabilità sia ascrivibile al contraente/assicurato. È invece esclusa la tutela nel caso di responsabilità diretta del gestore del servizio.

Se vuoi avere maggiori informazioni in relazione alle polizze assicurative per i casi di intossicazione alimentare a scuola, contattaci qui.

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Intossicazioni alimentari

All’inizio di maggio, 132 alunni e 7 insegnanti di alcune scuole della provincia di Modena si sono sentiti male dopo aver mangiato pomodorini a scuola. Lo riporta un articolo de “Il Resto del Carlino”.

Il progetto “Frutta e Verdura a scuola”

Da quanto si apprende dai media, il cibo è stato fornito direttamente dal Ministero dell’Agricoltura, nell’ambito del progetto alimentare: Frutta e Verdura a Scuola.
L’iniziativa, completamente gratuita e rivolta agli alunni delle scuole primarie di età compresa tra i 6 e gli 11 anni, era partita nel 2017.
L’obiettivo è quello di incoraggiare il consumo di frutta e verdura, diffondendo l’educazione al consumo di alimenti sani, prevenendo gli sprechi alimentari.
L’iniziativa prevede la realizzazione di specifiche iniziative di formazione degli insegnanti su temi di educazione alimentare. Gli alunni sono coinvolti nella realizzazione di specifiche giornate a tema e visite alle fattorie didattiche e alle aziende agricole.
Il Programma, negli anni, ha coinvolto circa 1 milione di alunni e, a detta dei promotori, ha evidenziano una crescente propensione al consumo dei prodotti ortofrutticoli.

La sospensione del progetto

Il caso di Modena sembra non sembra essere il solo. Negli stessi giorni, analoghi casi di intossicazioni alimentari hanno colpito anche gli alunni di altre scuole emiliano-romagnole come: Faenza, Forlì e Rimini. Segnalazioni di sintomi gastrointestinali arrivano tuttavia anche da fuori regione, come ad esempio da Udine.
Fortunatamente, secondo quanto riferito dalla stampa, non si sarebbero registrati casi di particolare gravità.
I Comuni coinvolti, evidenziano che il problema non è dipeso dalla refezione scolastica, in quanto gli snack arrivano impacchettati direttamente dall’appaltatore del Ministero dell’Agricoltura. Lo stesso ministero dopo le segnalazioni ha disposto, in via cautelativa, la sospensione del progetto nelle scuole.
Contestualmente, il responsabile del settore prevenzione della Regione Emilia Romagna ha annunciato l’avvio degli accertamenti analitici sui cibi distribuiti per la merenda.

Il profilo assicurativo

Di norma, le migliori polizze assicurative prevedono il risarcimento anche nel caso di avvelenamento o intossicazione alimentare legato a cibi e bevande avariate.
In questi casi la garanzia è operativa solo se la somministrazione è avvenuta durante l’attività scolastica e se la responsabilità è ascrivibile direttamente all’Istituto scolastico. La scuola tuttavia è tenuta a vigilare sulla qualità del cibo fornito, fermo restando la responsabilità del fornitore.
Resta quindi inteso che, qualora un alunno o un docente subissero un danno per responsabilità diretta del gestore del servizio, dovranno, in prima istanza, rivalersi su quest’ultimo.
La polizza scolastica potrà inoltre intervenire con tutte le garanzie accessorie non risarcite in responsabilità civile dall’appaltatore del servizio fatto salvo il diritto alla rivalsa.

Se desideri maggiori informazioni in relazione alla copertura assicurativa scolastica, nei casi di intossicazione alimentare, contattaci qui.

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Avvelenamento alimentare

Una recente notizia di particolare interesse, è quella relativa alla condanna di un albergatore trentino, reo di lesioni colpose. Secondo i giudici la responsabilità dell’albergatore è: «per aver distribuito sostanze alimentari pericolose per la salute pubblica che hanno provocato disturbi gastro alimentari». Lo riporta un articolo di “la Repubblica”.

Il fatto

I fatti sono accaduti in due diversi momenti: il 28 gennaio e il 9 febbraio 2020. Complessivamente 130 persone, tra cui tre scolaresche emiliane in settimana bianca, sono rimaste vittime dell’intossicazione alimentare. Subito dopo aver mangiato studenti e docenti accompagnatori hanno accusato malessere, nausea, vomito e crampi addominali. Alcuni ragazzi sono stati portati al pronto soccorso, ma alla luce dell’enorme numero di soggetti coinvolti, s’è preferito organizzare un ospedale da campo davanti all’hotel. Il ristoratore, come si legge nel capo d’imputazione, avrebbe permesso «la proliferazione dell’infezione». La presenza di due agenti patogeni, lo “Staphylococcus aureus” e il “Bacillus cereus”, negli alimenti ha causato la: «l’insorgenza di un episodio epidemico».
La struttura alberghiera, a titolo di risarcimento, ha emesso un assegno di 230 euro per ciascun ospite colpito dai disturbi gastrointestinali durante il soggiorno. A questa cifra iniziale il giudice ha ordinato un ulteriore risarcimento di 200 euro. L’importo complessivo è stato considerato tuttavia insufficiente dai rappresentanti legali delle vittime. Solo il costo della settimana bianca infatti, ammonta a 300 euro per ogni studente. A questo danaro andrebbe aggiunto il costo che le famiglie hanno dovuto sostenere per raggiungere e assistere i figli in ospedale.
Il giudice ha anche accolto la richiesta del titolare della struttura, di svolgere un servizio di pubblica utilità per 80 giorni. In questo modo l’imprenditore potrà ottenere l’estinzione di tutti i reati per i quali è finito sotto indagine dal 2020, tra cui le lesioni colpose.

Il livello di responsabilità

L’episodio, per quanto disdicevole, è arrivato agli onori delle cronache, esclusivamente per il numero di soggetti coinvolti. In realtà, i casi di intossicazione alimentare che coinvolgono alunni e operatori, soprattutto in occasione dei viaggi di istruzione, non sono tutt’altro che infrequenti. Proprio in questi giorni è stato segnalato un caso analogo che ha coinvolto 70 studenti siciliani in gita in Puglia, lo riporta un articolo di “MessinaToday”.
La responsabilità oggettiva dell’albergatore, come ha anche stabilito il tribunale trentino, è innegabile, tuttavia qualche riflessione andrebbe fatta anche in relazione alla progettazione del viaggio.
Appare evidente che troppo spesso, costi esageratamente contenuti mal si associano ad elevati standard di qualità. Offerte economiche anormalmente basse, rispetto alle tariffe comunemente applicate, dovrebbero alzare il livello dell’attenzione e richiedere una valutazione più accurata.
In presenza di un’offerta che appaia anormalmente bassa la scuola dovrebbe richiedere per iscritto all’operatore economico le spiegazioni sul prezzo e sui servizi proposti.

Il profilo assicurativo

Le polizze assicurative scolastiche, di norma, tutela i sinistri anche in questi casi.
Resta inteso che, qualora uno studente o un accompagnatore subisca un danno a seguito di responsabilità diretta dell’albergatore, dovrà, in prima istanza, rivalersi su quest’ultimo.
La polizza scolastica potrà inoltre intervenire con tutte le garanzie accessorie non risarcite in responsabilità civile dall’albergatore fatto salvo il diritto alla rivalsa sul danneggiante.

Se vuoi avere maggiori informazioni in relazione alle polizze assicurative per i casi di intossicazione alimentare a scuola, contattaci qui.

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Intossicazione alimentare

Un alunno del nostro istituto ha portato da casa uno yogurt per merenda. Lo yogurt probabilmente era scaduto, infatti, un’ora dopo, l’alunno s’è sentito male e abbiamo chiamato l’ambulanza per il trasferimento in ospedale. Dobbiamo considerare quanto accaduto un infortunio? La polizza assicurativa copre il danno?

L’intossicazione alimentare è comunemente considerata una malattia, tuttavia, per quanto concerne l’ambito scolastico, è opportuno fare alcune precisazioni.

Differenza tra malattia e infortunio

La differenza tra malattia e infortunio non è sempre così chiara come si potrebbe pensare.
Dal punto di vista assicurativo, viene considerato infortunio un evento dannoso, fortuito, violento, ed esterno, che produce lesioni obiettivamente constatabili. Qualora venga a mancare anche uno solo di questi aspetti, si deve parlare di malattia. Nel caso in questione, la componente che sembra sicuramente mancare è quella legata alla violenza. Dove il termine violenza non deve essere considerato in senso stretto, ma va ad individuare l’azione lesiva, che dev’essere improvvisa e repentina.  La causa del danno, quindi, dev’essere rapida, di tale entità da vincere la resistenza dell’organismo, concentrata in un preciso momento, facilmente individuabile.
Per malattia si intende, conseguentemente, qualsiasi danno alla salute non derivante da un infortunio, che richieda cure mediche, o comporti l’incapacità a condurre una vita normale.

La tutela assicurativa scolastica

Appurato, quindi, che l’intossicazione alimentare non possa essere considerata, almeno tecnicamente, come un infortunio, occorre verificare se quest’evento è ricompreso tra i casi previsti dall’assicurazione.
Le migliori formule assicurative ricomprendono l’intossicazione alimentare ma solo se legata alla refezione scolastica. Sono quindi esclusi i casi, come quello in esame, in cui l’alimento sia stato portato da casa, tuttavia, il ramo di Assistenza può prevedere il primo soccorso.

La responsabilità civile

Di norma, le polizze assicurative prevedono il risarcimento anche nel caso di avvelenamento o intossicazione alimentare. Qualora l’Istituto Scolastico gestisca direttamente la refezione, sono quindi compresi i casi di avvelenamento da bevande avariate e cibi guasti.
In questi casi la garanzia è operativa solo se la somministrazione è avvenuta durante l’attività scolastica e se la responsabilità è ascrivibile direttamente alla scuola.
Sul tema della responsabilità diretta è necessario ricordare come l’assunzione di alcuni alimenti potrebbe causare seri problemi di salute a alunni con gravi intolleranze alimentari. Per questo motivo, il regolamento di Istituto non dovrebbe consentire l’ingresso incontrollato di cibi o bevande. Questo soprattutto nelle scuole primarie, dove il livello di percezione del rischio degli alunni potrebbe essere più basso. Vietare l’ingresso di cibi scaduti, o fatti in casa, tutela l’Istituto dalla responsabilità diretta per culpa in vigilando ai sensi dell’Art. 2048 del Codice Civile. Allo stesso modo, la scuola deve vigilare anche in relazione alla qualità del cibo fornito da un gestore esterno. Fermo restando che, in questo caso, la responsabilità civile diretta è imputabile al gestore.

Se desideri maggiori informazioni in relazione al ramo di responsabilità civile della polizza assicurativa scolastica, contattaci qui.