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Scuole occupate: quali possibili responsabilità in caso di danno?

Dall’ondata di indignazione per quanto sta accadendo in Palestina, non potevano restare immuni le scuole. Dopo gli atenei universitari, da nord a sud si moltiplicano le occupazioni delle scuole superiori. Sono ormai decine gli Istituti che hanno interrotto le lezioni al grido di “fermiamo tutto”, trasformando le aule in spazi di discussione e confronto. Ne parla un articolo del sito “Studenti” del gruppo Mondadori.
Le domande che molti Dirigenti scolastici si pongono in questi giorni sono: in caso di infortunio o danneggiamento alle strutture esiste una responsabilità della scuola? Le polizze assicurative stipulate dagli Istituti garantiscono il risarcimento in caso di danno?

Occupazione scolastica: cosa dice la legge e quali sono le possibili responsabilità

Quando si parla di occupazione di una scuola, il dubbio principale riguarda la sua legalità.
L’Art. 633 del Codice Penale parla di invasione arbitraria di: «terreni o edifici altrui, pubblici o privati».
La Cassazione, tuttavia, nel 2000, ha chiarito che gli studenti non possono essere individuati come “invasori esterni”. Essi, infatti, hanno un diritto di accesso e permanenza nella scuola.
Per questo motivo, l’occupazione non è automaticamente considerata un reato di invasione.
Quest’aspetto, tuttavia, non elimina completamente ogni conseguenza giuridica. La giurisprudenza successiva, infatti, s’è espressa in modo più restrittivo, poiché potrebbero configurarsi altri reati legati all’occupazione.
Inoltre, potrebbe rilevare il reato di interruzione di pubblico servizio previsto dall’art. 340 del Codice Penale. Questa si verifica quando l’occupazione impedisce le lezioni o l’accesso a studenti e docenti.
L’orientamento recente tende a essere più rigido. Secondo tale visione, anche un blocco parziale potrebbe costituire reato.
Altri reati che possono configurarsi sono: la violenza privata, prevista dall’art. 610  del Codice Penale, nel caso in cui l’accesso venga impedito mediante l’uso della forza o di minacce; il danneggiamento di beni pubblici, ai sensi dell’art. 635, in presenza di atti vandalici; e infine il deturpamento o l’imbrattamento di cose altrui, disciplinato dall’art. 639, in riferimento a scritte o murales sugli edifici scolastici.

L’orientamento del Ministero dell’Istruzione e del Merito

Con la Nota 485 del 5 febbraio 2024, anche il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha adottato una linea più rigida. I Dirigenti scolastici devono ora segnalare alle autorità ogni reato commesso durante un’occupazione scolastica. Alla fine dello stesso anno, il Ministro Giuseppe Valditara, in una comunicazione ufficiale, ha, inoltre, rafforzato il principio della responsabilità civile per i danni materiali provocati. Tale responsabilità può gravare sugli studenti maggiorenni o sui genitori degli studenti minorenni. In alcuni casi, le misure punitive possono essere convertite in attività riparative o lavori di pubblica utilità. In questo modo, la sanzione assume anche un valore educativo e formativo.

Le assenze

Un tema che riveste un’importanza fondamentale è quello legato alle assenze. La normativa nazionale stabilisce che queste non possano superare un quarto del monte ore annuale, pena la non validità dell’anno scolastico dello studente.
Vero è che non esiste una norma specifica in relazione alle assenze dovute a occupazioni scolastiche, ma il recente orientamento ministeriale le considera ingiustificate.
In passato, alcuni Consigli d’Istituto riconoscevano l’occupazione o l’autogestione come esperienze formative, ma oggi tale pratica è rara. Se il limite annuale di assenze viene superato, anche a causa di eventuali occupazioni, lo studente rischia la non ammissione alla classe successiva o all’esame di stato. In questo senso non è data neanche la possibilità di recupero tramite modifiche al calendario scolastico.

L’Autogestione

L’autogestione, a differenza dell’occupazione, rappresenta una forma di protesta più strutturata e partecipata. Di norma dovrebbe essere decisa tramite voto democratico, in assemblea studentesca.
Il programma dell’autogestione, comprensivo di obiettivi e motivazioni, dovrebbe essere comunicato e discusso con il Dirigente scolastico per ottenere collaborazione e riconoscimento ufficiale.
Sebbene le conseguenze siano differenti rispetto a quelle di un’occupazione, un’autogestione non concordata e non comunicata potrebbe comunque provocare problemi disciplinari o gestionali.
Va ricordato che nell’autogestione è fondamentale assicurare spazi studio per chi non partecipa e mantenere il dialogo con i docenti, garantendo sempre condizioni di sicurezza all’interno dell’istituto.

Il profilo assicurativo

Nei casi di autogestione, la polizza integrativa tutela gli infortuni di studenti e personale. Essendo, infatti, l’attività, concordata e autorizzata, è considerata a tutti gli effetti scolastica.
Nel caso di occupazione, invece, la polizza potrebbe non avere efficacia, non trattandosi di attività scolastica ordinaria; l’Assicuratore non copre, inoltre, la responsabilità penale, né le eventuali sanzioni amministrative o pecuniarie derivanti.
Un aspetto da tenere, invece, in particolare attenzione è quello relativo al danneggiamento dell’edificio o dei materiali scolastici. In questi casi, per la scuola, diventa opportuno stipulare una polizza assicurativa a tutela dei danni di proprietà dell’Istituto. Le migliori soluzioni in questo caso coprono i danni alle attrezzature anche per gli atti vandalici, seppure, solitamente, prevedano una franchigia o uno scoperto.
L’imbrattamento dei muri, invece, è quasi sempre escluso dalle coperture assicurative, dovendo così rimanere il danno a carico dei responsabili, se individuati, o della scuola stessa.

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Candeggina nella borraccia, studentessa in ospedale

Una studentessa di Avola, in provincia di Siracusa, è finita in ospedale dopo aver bevuto candeggina dalla propria borraccia. Lo riporta un articolo on-line, del giornale “la Sicilia”.

Il fatto

L’episodio sarebbe avvenuto dopo l’ora di educazione fisica, quando la ragazza, bevendo dalla propria borraccia, ha percepito un sapore insolito. La ragazza, subito dopo aver bevuto, ha accusato un malore.
I docenti e la Dirigente scolastica, immediatamente informati, hanno disposto che la studentessa fosse accompagnata all’ospedale “Di Maria” di Avola dai familiari. Qui i medici hanno disposto una lavanda gastrica precauzionale.
Fonti ospedaliere assicurano che la studentessa non è in pericolo di vita e le sue condizioni non destano particolari preoccupazioni.
Il fatto è stato comunque segnalato immediatamente ai carabinieri della compagnia di Noto.
Durante le prime verifiche, i gli inquirenti hanno trovato in Istituto una bottiglia di candeggina, probabilmente introdotta dall’esterno. La sostanza sarebbe stata versata da un compagno di scuola che, poco dopo, ha confessato di essere l’autore dello scherzo.
Le indagini restano tuttavia aperte per cercare di chiarire ogni dettaglio della vicenda e ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto, valutando le eventuali responsabilità.

La responsabilità

Quando uno scherzo diventa pericoloso, smette di essere un gioco e può avere conseguenze anche gravi. A seconda delle conseguenze provocate può infatti comportare la responsabilità civile o penale dell’autore. Il rischio più frequente è quello di dover risarcire i danni subiti, configurandosi la Responsabilità Civile ai sensi dell’Art. 2050 del Codice. La norma, nei casi in cui un’attività pericolosa produca danni a terzi, impone al responsabile l’obbligo di risarcimento.
Trattandosi di minore la Responsabilità Civile grava sul soggetto preposto non solo alla vigilanza ma anche all’educazione. In questo senso, la recente giurisprudenza scolastica, tende sempre più a coinvolgere la famiglia proprio nel suo ruolo educativo (culpa in educando). Resta tuttavia onere dell’Istituto scolastico provare di aver adottato tutte le precauzioni nel caso specifico.
In casi particolarmente gravi, accanto al profilo civile, può emergere anche quello penale. L’evento infatti potrebbe integrare reati come lesioni personali, ai sensi dell’Art. 582 del Codice Penale o minaccia ai sensi dell’Art. 612 dello stesso Codice. In questi casi, l’autore del gesto non solo ne risponde economicamente, ma rischia anche una condanna penale davanti al giudice.
In caso di reato, la responsabilità penale inizia a 14 anni. Al di sotto di quest’età il minore non è considerato imputabile e non può rispondere penalmente presupponendo l’incapacità di intendere e volere. Tra i 14 e i 18 anni, l’imputabilità è valutata dal giudice caso per caso. In caso di minore la pena viene comunque diminuita rispetto a quella prevista per un adulto.

Il profilo assicurativo

In relazione all’infortunio, la polizza scolastica integrativa risarcisce tutte le spese mediche sostenute dell’alunno danneggiato.
L’assicurazione integrativa, di norma, tutela anche l’Istituto in relazione all’eventuale Responsabilità Civile per la carente o mancata vigilanza del personale scolastico.
Un discorso a parte merita, invece, il risarcimento richiesto dalla famiglia della studentessa danneggiata. È bene premettere che ogni sinistro è a se stante non riassumibile in un’unica ipotesi e quindi passibile di interpretazioni differenti.
Se confermata la dinamica degli eventi, l’Assicuratore potrebbe negare il risarcimento. Il danno, per stessa ammissione dell’alunno che ha versato la candeggina nella borraccia, potrebbe configurare il dolo. Quest’aspetto, qualora venisse confermata l’impossibilità preventiva della scuola, potrebbe escluderebbe di fatto il risarcimento delle spese.

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Quattordicenne si toglie la vita: l’ombra del bullismo a scuola

Alla vigilia dell’inizio del nuovo anno scolastico un quattordicenne della Provincia di Latina s’è tolto la vita all’interno della propria abitazione. La causa sembra sia individuabile nei reiterati episodi di bullismo e vessazioni on-line perpetrati in ambiente scolastico. Lo riporta il sito di RaiNews.

Il fatto

Un ragazzo di 14 anni si è tolto la vita l’11 settembre 2025, impiccandosi nella sua cameretta il giorno prima dell’inizio del nuovo anno scolastico. I genitori l’hanno trovato la mattina e a nulla sono valsi i soccorsi, allertati immediatamente.
Dalle dichiarazioni dei genitori e del fratello più grande, lo studente era oggetto di bullismo da anni.
In passato non erano mancate denunce e segnalazioni da parte della famiglia, ai vari istituti frequentati. Alle medie, al fine di sfuggire ai maltrattamenti, la famiglia aveva anche richiesto il trasferimento del ragazzo in altro Istituto. Tuttavia, la situazione s’era riproposta anche nel primo anno della scuola superiore.
«Era un bravo studente – afferma la madre, in un’intervista a “la Repubblica” – ma ultimamente diceva che la scuola non gli piaceva più».
La Dirigente dell’Istituto superiore dov’era iscritto lo studente respinge le accuse dei familiari, negando di aver ricevuto segnalazioni di bullismo. Smentite anche le illazioni sui docenti indifferenti. A detta della Dirigente, l’alunno frequentava lo sportello di ascolto psicologico senza che fossero emerse difficoltà tali da attivare i protocolli di emergenza.
Sulla vicenda è intervenuta la Procura di Cassino aprendo un’inchiesta che ipotizza l’istigazione al suicidio.
I carabinieri hanno sequestrato smartphone e computer del ragazzo e di alcuni coetanei, alla ricerca di episodi di cyberbullismo nelle chat e sui social.
Anche il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara è intervenuto personalmente, ordinando due ispezioni negli Istituti dove il ragazzo ha frequentato le medie e le superiori.

Le responsabilità delle famiglie e della scuola

Due sono i profili di responsabilità ipotizzabili nella vicenda: la prima è quella delle famiglie dei compagni responsabili di eventuali azioni persecutorie. La giurisprudenza, in casi analoghi, ha individuato la “culpa in educando” della famiglia, colpevole di non aver impartito ai figli un’adeguata educazione.
Ai sensi dell’Art. 147 del Codice Civile, i genitori hanno, infatti, l’obbligo di «istruire ed educare la prole».
L’accusa, nei casi più gravi, potrebbe arrivare fino al reato di istigazione al suicidio, previsto dall’Art. 580 del Codice Penale.
Anche la scuola potrebbe essere coinvolta direttamente nel procedimento. Ai sensi dell’Art. 2048 del Codice Civile, gli insegnanti sono responsabili dei danni causati a terzi «dal fatto illecito dei loro allievi […] nel tempo in cui sono sotto la loro vigilanza».
Il docente ha sempre il dovere di controllo dell’attività dei minori. In caso di comportamento illecito, si potrebbe presupporre la sua culpa in vigilando, ovvero l’inadempimento dell’obbligo di sorveglianza sugli allievi.
Sull’Istituto grava quindi il compito di adottare tutte le misure idonee ad evitare il verificarsi del fatto dannoso.
L’Istituto potrà liberarsi dalla propria responsabilità solo dimostrando di non aver potuto impedire il fatto.

Il profilo assicurativo

È sempre opportuno ricordare che, come specificato dall’Art. 1900 del Codice Civile, l’Assicuratore non risarcisce il danno penale, ma esclusivamente il danno di natura civile.
Nel caso di istigazione al suicidio, qualora provata, resterebbe possibile, per la parte offesa, costituirsi parte civile all’interno del processo penale avviato contro l’autore del reato. L’assicuratore potrebbe quindi risarcire il danno, fatta salva la possibilità di rivalsa sui soggetti responsabili.
In modo assolutamente analogo opera anche l’assicurazione scolastica integrativa. Ad esclusione del dolo e della colpa grave l’Assicuratore risarcirà il danno.
È bene, tuttavia, evidenziare come, ad oggi, molte coperture presenti sul mercato, escludano i danni derivanti da azioni di bullismo e cyberbullismo a scuola. Intimidazioni, molestie verbali, violenze, aggressioni e persecuzioni attuate anche attraverso l’uso di internet e delle tecnologie digitali potrebbero non essere comprese dalle polizze.

Se desideri maggiori informazioni o verificare la copertura assicurativa stipulata dall’Istituto nei casi di bullismo e cyberbullismo a scuola, contattaci qui.

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Festa di maturità con infortunio

I festeggiamenti, eccessivamente esuberanti, dopo l’esame orale della maturità, hanno provocato l’infortunio di una commissaria d’esame. Orali sospesi in un Istituto superiore Livornese. Ne parla in un articolo di cronaca il quotidiano “il Tirreno”.

Il fatto

Un docente, mentre usciva dall’ITI Galilei di Livorno è scivolato sulla fanghiglia di uova, farina e spumante che ricopriva il marciapiede davanti alla scuola. La poltiglia era il risultato dei festeggiamenti riservati ad alcuni alunni dopo l’esame orale per la maturità 2025. Per sua fortuna nulla di grave, solo i vestiti sporchi.
Meno bene è andata invece ad una collega, membro di una commissione d’esame. La docente è stata ricoverata in ospedale con un danno alla spalla. Risultato? La sospensione degli orali della commissione d’esame per l’assenza della commissaria infortunata. I lavori sono ripresi solo il giorno successivo dopo la nomina di un supplente.
Episodi analoghi sembrano non essere isolati ma interessano diverse scuole della città. Il Sindaco, al fine di garantire la sicurezza all’esterno degli Istituti scolastici, ha emanare una specifica ordinanza.
Quello di Livorno, però, non sembra un caso isolato. Episodi simili si registrano anche in scuole della Liguria e della Lombardia, segno di un fenomeno ben più ampio e radicato.

La responsabilità penale

Ai sensi dell’Art. 674 del Codice Penale l’imbrattamento del suolo pubblico è un reato.
Qualora fosse identificato l’autore del danno, sarà quest’ultimo a dover risarcire la parte lesa. Per lo stesso motivo, l’autore del gesto, potrebbe essere condannato al pagamento di una sanzione amministrativa.
Circa il livello di responsabilità, in via del tutto teorica, appare poco sostenibile un coinvolgimento diretto dell’Istituto scolastico nell’evento accaduto. Gli episodi infatti si sono verificati al di fuori dell’edificio scolastico, su suolo pubblico. La scuola quindi, in quel momento, non esercitava una vigilanza diretta sugli studenti coinvolti. Inoltre non risulta dimostrato che siano stati gli studenti iscritti a causare direttamente una situazione di pericolo. Ne deriva che, sebbene si possa ipotizzare un nesso causale tra il comportamento degli studenti e l’evento, esso non risulta provato con sufficiente certezza.

Il profilo assicurativo

L’infortunio subito dalla docente, essendo accaduto sulla pubblica via in occasione del rapporto di lavoro (itinere), rientra tra quelli tutelati dall’INAIL.
Qualora la docente avesse pagato il premio assicurativo nella scuola di appartenenza, sarebbe tutelata anche dalla polizza scolastica integrativa.
È bene evidenziare che la polizza integrativa stipulata dall’Istituto tutela anche i danni da Responsabilità Civile. Nel caso, quindi, fosse provata la responsabilità diretta della scuola nell’evento, l’assicuratore provvederà a risarcire il danno nel limite del massimale convenuto.
Le più complete formule assicurative scolastiche, nel ramo della Responsabilità Civile, offrono copertura anche per danni causati dagli studenti durante il tragitto casa-scuola.
Tale tutela si applica esclusivamente agli studenti ed è limitata nel percorso tra l’istituto scolastico e l’abitazione o viceversa.

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Stage scolastico, studentessa rischia amputazione

Una studentessa 17enne, di Castelfranco Emilia si è ferita con un tosaerba durante una stage e rischia l’amputazione di tre dita. Lo riporta un articolo di cronaca de “il Resto del Carlino”.

Il fatto

L’episodio risale al 4 giugno ed è avvenuto durante un’attività di carattere formativo tenuta in collaborazione con un vivaio cittadino di Modena.
La studentessa, insieme ad altri 5 compagni di classe, era al secondo giorno di stage all’interno dell’azienda in questione.
La ragazza stava effettuando la manutenzione del verde, utilizzando un tosaerba, sul ciglio della strada, all’esterno dell’azienda. Nel corso dell’attività, avrebbe perso accidentalmente il controllo dello strumento, ferendosi gravemente alla mano sinistra.
Ad accorgersi della presenza della ragazza ferita sulla strada sarebbe stato un passante, che avrebbe immediatamente chiamato i soccorsi.
Trasferita al Policlinico di Modena ha subito un delicato intervento nel reparto di chirurgia della mano, restando ricoverata per una settimana. Al momento non è ancora certo se la giovane riuscirà a recuperare pienamente la funzionalità delle dita della mano.
Sul posto sono anche intervenuti i carabinieri e i funzionari dell’ispettorato del lavoro per gli accertamenti del caso. Lo stage, vista la gravità dell’episodio, è stato sospeso.
A seguito dell’accaduto, la famiglia della studentessa, per mezzo del proprio legale, ha presentato formale denuncia al fine di accertare le responsabilità.

La responsabilità

Alla luce dei fatti, sembra che lo stage formativo fosse inserito nell’ambito del progetto scolastico legato alle attività di PCTO. Pare anche che l’accordo sottoscritto tra l’Istituto scolastico e l’azienda, prevedesse lo svolgimento di attività di carattere pratico, anche con l’utilizzo di materiali o strumenti.
In questo tipo di attività è sempre prevista obbligatoriamente la presenza di un tutor aziendale incaricato.
Stando alle prime ricostruzioni, la giovane sarebbe stata lasciata sola nel compito assegnato, senza una supervisione diretta da parte del personale dell’azienda.
«Un episodio che può sottendere gravissime responsabilità» avrebbe commentato l’avvocato della famiglia. «Anche in considerazione del massimo scrupolo che si deve porre quando si ricevono studenti nell’abito di percorsi formativi con le scuole».
Alla luce delle indagini ancora in corso non è possibile determinare con assoluta precisione i livelli di responsabilità. Oltre alla possibile responsabilità diretta dell’azienda dove si teneva lo stage, potrebbe non essere esclusa neanche una responsabilità indiretta della scuola.
Secondo il legale della famiglia, infatti, le valutazioni degli inquirenti dovranno far luce anche: «sul rispetto del rapporto fra azienda e scuola».

Il profilo assicurativo

Proprio alla luce della loro potenziale pericolosità, le attività di PCTO rientrano sempre nella tutela assicurativa obbligatoria garantita dall’INAIL agli studenti coinvolti. L’INAIL infatti, tramite la Circolare 21 novembre 2016, n. 44, chiarisce l’assimilazione sostanziale degli studenti ai lavoratori presenti in azienda.
L’INAIL tuttavia prevede risarcimenti solo nei casi di morte o invalidità permanente pari o superiore al 6%. Invece, per quanto riguarda le rendite per menomazione, per ottenere l’indennizzo il grado di invalidità deve essere superiore al 16%. Non sono previsti altri risarcimenti da parte dell’INAIL al di fuori delle prestazioni garantite dal Servizio Sanitario Nazionale.
Le polizze integrative stipulate dagli Istituti scolastici prevedono normalmente una copertura assicurativa specifica per le attività di PCTO svolte dagli studenti. Una copertura adeguata per le scuole superiori compensa le prestazioni non coperte dall’INAIL con garanzie aggiuntive personalizzate.
L’indennizzo potrebbe comprendere sia il danno biologico per le menomazioni subite, sia l’integrità psicofisica attraverso una proporzionata somma economica.
Nel caso di responsabilità diretta dell’impresa, resta il diritto dell’assicuratore di agire in rivalsa del responsabile.

Se desideri maggiori informazioni sulle polizze assicurative scolastiche in caso di sinistro accaduto durante i PCTO, contattaci qui.

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Studente aggredisce docenti a Torino

Il 30 aprile scorso, un alunno 17enne ha aggredito due docenti di un Istituto Superiore di Torino, mandandone uno al Pronto Soccorso. Lo riporta un articolo di cronaca de “la Stampa”.

Il fatto

L’aggressione è avvenuta nel pomeriggio, durante l’intervallo di pausa delle lezioni, all’interno di un Istituto tecnico.
Dalle prime ricostruzioni sembra che per prima sia stata colpita una docente, il secondo insegnante è stato coinvolto nel tentativo di difendere la collega.
I motivi dell’aggressione non sono ancora chiari, tuttavia, sembra che l’alunno sia un ragazzo “difficile”, già raggiunto da un provvedimento di sospensione per motivi disciplinari.
L’alunno sarebbe stato sospeso dalle lezioni fino al termine dell’anno scolastico, ma avrebbe continuato a entrare nell’Istituto durante le ore pomeridiane.
Rimproverato dai docenti nel tentativo di entrare a scuola, li avrebbe aggrediti e la violenza sarebbe stata ripresa dalle telecamere interne dell’istituto.
Il docente, trasportato in ospedale, ha sporto denuncia alla Polizia di Stato; analoga decisione è stata presa dalla collega coinvolta nell’episodio.
Gli agenti sono giunti a scuola dopo l’allarme lanciato dalla dirigenza, all’arrivo della pattuglia, però, lo studente aveva già abbandonato l’edificio.

I provvedimenti del Ministero

L’episodio segue di pochissime ore il Consiglio dei ministri impegnato a deliberare una stretta relativa al comportamento di studenti e genitori verso gli insegnanti.
Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha annunciato pene più severe per chi aggredisce il personale scolastico: in caso di violenza si rischia anche l’arresto.
La legge, come riporta un articolo dell’ANSA, si applicherà solo ai maggiorenni, coinvolgendo quindi solo gli studenti 18enni e i genitori.
Sarà introdotta l’aggravante per il reato di lesioni personali e se la vittima è un docente o un dirigente scolastico, le pene aumentano. La condanna passa da un minimo di 2 a un massimo di 5 anni.
«Il personale scolastico – ha commentato il ministro – dopo quello sanitario è il più colpito dalle aggressioni tra tutto il personale della Pubblica amministrazione. L’aumento è stato impressionante soprattutto da parte dei genitori. Fino al 2022-23 erano gli studenti ad aggredire, ora sono aumentati i genitori che picchiano i docenti».
Sempre in relazione all’aspetto disciplinare, il Consiglio dei ministri ha varato nuove regole anche sul voto di condotta degli studenti. In questo caso, le sanzioni diventano più severe: il 5 in condotta porterà alla bocciatura automatica, con il 6 sarà previsto un esame di riparazione.
Il Disegno di Legge relativo al voto in condotta era già stato approvato il 1° ottobre 2024, ma perché fosse reso attuativo occorreva la modifica regolamentare. Il provvedimento dovrebbe diventare esecutivo all’inizio del prossimo anno scolastico.
Infine, la sospensione fino a 2 giorni non comporterà più l’allontanamento da scuola, al posto della sospensione ci saranno ore aggiuntive di permanenza a scuola. Per le sospensioni tra 3 e 15 giorni, invece, saranno previste attività socialmente utili. «Viene prevista più scuola e non meno scuola per chi fa il bullo o in generale si comporta male» ha sottolineato il Ministro dell’Istruzione.

Il profilo di responsabilità e quello assicurativo

Se i fatti riportati dalla cronaca venissero confermati, apparirebbe indiscutibile la responsabilità penale dello studente nell’accaduto, seppure non abbia ancora raggiunto la maggiore età. Secondo l’Art. 98 del Codice, chi ha più di 14 anni ed è capace di intendere e volere è penalmente imputabile, anche se con pena ridotta.
L’assicurazione non copre la responsabilità penale, né eventuali sanzioni amministrative pecuniarie connesse. Tuttavia, la polizza integrativa scolastica prevede un risarcimento per il danno fisico o psicologico subito dai docenti, fatto salvo il diritto di rivalsa dell’assicuratore.

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Omissione di soccorso

Una docente potrebbe essere accusata per omissione di soccorso avendo negato pronto intervento e farmaci a uno studente colto da una reazione allergica in classe. Lo riporta un articolo della cronaca leccese de “la Repubblica”.

Il fatto

L’episodio si sarebbe verificato in un Istituto Superiore della Provincia di Lecce durante una normale mattinata di lezione. Secondo la versione del ragazzo coinvolto, i fatti sarebbero avvenuti all’inizio della seconda ora.
Lo studente avrebbe notato una reazione cutanea improvvisa, con comparsa di pomfi biancastri sulle braccia e sensazione di forte prurito. Non era la prima volta che lo studente manifestava questo tipo di sintomi: nello zaino, infatti, custodiva un corticosteroide e un antistaminico da usare in caso di emergenza.
I collaboratori scolastici si sarebbero anche offerti di intervenire con la cassetta di pronto soccorso presente nell’istituto. Tuttavia, secondo quanto riferito dallo studente, la docente presente avrebbe impedito qualsiasi forma di assistenza.
La donna non solo avrebbe bloccato l’intervento, ma anche vietato al ragazzo di assumere i farmaci portati da casa.
A quel punto, il giovane avrebbe telefonato alla madre per informarla della situazione. La docente avrebbe, tuttavia, interrotto la chiamata, minacciando una nota disciplinare per uso non autorizzato del cellulare. Solo dopo alcuni minuti sarebbe stato allertato il servizio di emergenza medica tramite il 118.
Il personale sanitario, una volta giunto a scuola, ha preso in carico il ragazzo e somministrato le cure adeguate. La reazione allergica, nel frattempo peggiorata, sarebbe poi rientrata grazie al trattamento medico.
Lo studente ha segnalato l’accaduto al Ministero dell’Istruzione, all’USR Puglia e all’Ufficio Scolastico Territoriale di Lecce.

La responsabilità

L’Art. 593 del Codice Penale stabilisce che è reato non prestare soccorso o non avvisare immediatamente l’Autorità di una situazione pericolosa.
Quando ci si trova davanti a una persona in pericolo, nasce l’obbligo di agire immediatamente per prevenire danni reali o potenziali legati alla situazione concreta. Potrebbe, inoltre, essere considerata un’aggravante impedire che altri possano intervenire per prestare soccorso.
Alla responsabilità penale potrebbe essere ancora aggiunta quella civile, legata alla vigilanza delle persone in custodia, che discende direttamente dall’iscrizione dell’alunno a scuola.

Il profilo assicurativo

Ai sensi dell’Art. 27 della Costituzione, la responsabilità penale è personale, motivo per cui una persona non può essere punita per reati commessi da altri. Ne deriva che la responsabilità penale e le sanzioni derivanti, non possono essere trasferite all’Assicuratore.
In caso di sinistro, tuttavia, la polizza scolastica integrativa potrebbe risarcire il danno fisico e/o psicologico patito dall’alunno. Nel caso di condanna per dolo o colpa grave, all’Assicuratore è comunque fatta salva la possibilità di rivalsa sul soggetto responsabile.
Lo studente, per ottenere un eventuale risarcimento, dovrà, ad ogni modo, dimostrare il legame (nesso causale) tra il danno subito e il comportamento della docente. Il danno, inoltre, va sempre provato attraverso adeguata certificazione medica.

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Molestie sessuali

Un insegnante di 50 anni di un Liceo Scientifico nel Torinese, è stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di molestie sessuali. Lo riporta un articolo di cronaca del quotidiano torinese “la Stampa”.

Il fatto

A far emergere la vicenda sono stati i genitori di alcuni studenti. Il padre di un’alunna, venuto a conoscenza delle voci sul professore, ha deciso di rivolgersi ai carabinieri per denunciare quanto sentito.
Il docente era già stato sospeso un paio di mesi fa, sempre a seguito della denuncia di alcuni genitori. Eppure, nonostante le segnalazioni, l’Amministrazione scolastica sembra non avesse ben riconosciuto la gravità dei fatti che stavano accadendo.
Il caso è esploso definitivamente quando alcuni studenti hanno girato di nascosto alcuni video che mostrano atteggiamenti inappropriati nei confronti di almeno due compagni.
Le immagini rivelerebbero carezze sotto la maglia, abbracci e parole fuori luogo, comportamenti considerati inaccettabili all’interno di un ambiente scolastico.
I filmati sarebbero circolati anche su chat e social, portando il Dirigente scolastico a sospendere il docente. L’uomo è, ora, agli arresti domiciliari con l’accusa di molestie sessuali.
Il Dirigente in una lettera al provveditore ha espresso dispiacere e vicinanza agli studenti coinvolti, promettendo di ristabilire un ambiente sereno.
Le scuse formali sembrano, tuttavia non placare l’indignazione delle famiglie. «In questa scuola ci sono 1.200 ragazzi – afferma un genitore – è strano che certi atteggiamenti non siano mai stati portati in qualche modo all’attenzione del corpo docente. I nostri figli erano sconvolti, ci dicevano “in classe sta succedendo di tutto”. Se non avessero ripreso le carezze sotto la maglia, gli abbracci e le parole dette in classe, chissà quanto sarebbe durata questa situazione».

La responsabilità penale

L’Art. 609-bis, del Codice Penale, condanna chi: «con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringe taluno a compiere o subire atti sessuali».
La pena stabilita dall’articolo è aggravata dall’Art. 609-ter qualora i reati siano commessi da docenti, nei confronti di minori o all’interno di una scuola.
Ulteriori aggravanti riguardano l’età della vittima, se inferiore a 14 o 10 anni.
L’Art. 13, comma 1, della Legge 19 luglio 2019, n. 69 ha inasprito la pena per questo tipo di reato. La reclusione, prevista precedentemente in «da cinque a dieci anni», è stata portata a «da sei a dodici anni».
Il presupposto necessario del delitto dev’essere associato alla coercizione della vittima, attraverso violenza fisica o morale, ma anche abuso di autorità.

La responsabilità della scuola

L’eventuale responsabilità della scuola si fonda sulla generale osservanza di non recare danno, ai sensi degli Artt. 2043 e 2051 del Codice Civile.
Ferma restando, quindi, la responsabilità penale diretta del responsabile, la scuola potrebbe dover provare non solo l’estraneità all’evento ma anche di aver messo in atto quanto possibile per impedire il danno. Il contratto di protezione che viene ad instaurarsi tra la scuola e l’alunno, successivamente all’iscrizione alla scuola infatti, prevede la tutela dell’integrità psico-fisica dello studente.

Il profilo assicurativo

Sul piano strettamente assicurativo, occorre premettere che l’assicurazione non risarcisce la responsabilità penale, né le sanzioni amministrative o pecuniarie derivanti.
Inoltre, la maggioranza delle polizze operanti sul mercato scolastico esclude esplicitamente le molestie sessuali e ogni tipo di discriminazione e abuso sessuale. Sono, inoltre, escluse le malattie provocate da molestie morali o psico-fisiche contratte in ambito lavorativo.
Le migliori formule disponibili risarciscono l’eventuale danno fisico o psicologico patito dagli alunni, salvo, in caso di comportamento doloso, la rivalsa sui soggetti responsabili.

Se desideri maggiori informazioni in relazione alle coperture assicurative per i casi di abuso sessuale nella scuola, contattaci qui.

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Docente si spoglia in classe

Un docente di matematica s’è spogliato in classe davanti ai ragazzi. È accaduto a Borgomanero in provincia di Novara. Lo riporta un articolo de “la Provincia di Biella”.

Il fatto

Un episodio inverosimile è quello accaduto lo scorso 17 marzo in un istituto superiore del novarese.
Un quarantenne, docente di matematica, che sembra non riuscisse a mantenere la disciplina in classe, ha iniziato a togliersi i vestiti restando nudo davanti agli studenti.
Una studentessa ha avuto la lucidità di chiedere di uscire dall’aula con la scusa di andare in bagno e ha immediatamente avvisato la Dirigente.
«Per fortuna – ha detto la preside – col mio intervento la situazione è stata risolta. Quando sono entrata, l’insegnante era vestito e stava spiegando e all’invito ad uscire ha lasciato subito la classe».
Il docente è stato affidato ai Carabinieri e da questi ai sanitari del 118 che l’hanno trasportato in ospedale per controlli medici.
Il professore non aveva mai dato segnali di disagio o instabilità, rimane così difficile comprendere la causa del suo comportamento. Spetterà agli accertamenti medici e alle indagini delle forze dell’ordine fare piena luce sull’accaduto.

La responsabilità

L’episodio potrebbe rientrare tra i reati di atti osceni, previsti dall’Art. 527 del Codice Penale. La norma tende, tuttavia, a fare una distinzione basata sulla gravità dell’atto, considerando diversi elementi specifici come modalità, luogo e pubblicità. Nei casi meno gravi, dopo la depenalizzazione introdotta dal D. Lgs. 15 gennaio 2016, n. 8, l’offesa al pudore potrebbe essere considerata un illecito amministrativo.
Il Codice penale, tuttavia prevede un aggravante qualora gli atti osceni siano accaduti in luoghi abitualmente frequentati da minori, tra questi, necessariamente, la scuola.
Ai sensi dell’Art. 2046 del Codice Civile e dell’Art. 85 del Codice Penale, non è responsabile né punibile il soggetto senza capacità d’intendere e volere. Quindi il docente che, a seguito di accertamento medico, risultasse incapace, potrebbe risultare non penalmente perseguibile.

Il profilo assicurativo

Premesso che l’assicurazione non risarcisce mai la responsabilità penale, né le sanzioni derivanti, la polizza scolastica potrebbe tuttavia risarcire il danno psicologico patito dall’alunno.
Nel caso di condanna per dolo, all’Assicuratore è, di norma, fatta salva la possibilità di rivalsa sul soggetto responsabile.
Resta, tuttavia, inteso che il danno va provato sotto il profilo medico e non può essere previsto in astratto.
Occorre, infine, evidenziare che, di norma, sono escluse dalla tutela assicurativa le patologie provocate da molestie morali o psico-fisiche contratte durante le attività coperte dall’assicurazione.

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Tentato sequestro a scuola

A Milano, un 50enne, affetto da patologie psichiatriche, è stato arrestato nei pressi di una scuola per tentato sequestro di persona e sottrazione di minore. Lo riporta un articolo di cronaca de “il Corriere della Sera”.

Il fatto

L’episodio è avvenuto alle 7:30, orario d’ingresso di una scuola primaria milanese, in un’area affollata da alunni e genitori.
Secondo quanto riporta la cronaca, l’uomo avrebbe dapprima cercato di prendere due alunne di 10 anni. Allontanato dalle grida della madre, si sarebbe poi avvicinato a un altro minore. Anche in questo secondo caso i genitori sono riusciti a metterlo in fuga.
A quel punto, l’uomo si è diretto verso la scuola e mescolandosi al flusso degli alunni in ingresso, è riuscito ad introdursi nell’Istituto. Ai collaboratori scolastici che l’hanno bloccato, ha detto di voler prendere con sé: «un bambino non normale».
Nel frattempo, i genitori avevano già allertato la polizia. Gli agenti, arrivati rapidamente, dopo una breve resistenza, hanno arrestato e portato in questura il cinquantenne. L’individuo, già in cura per problemi psichiatrici, ha precedenti per reati simili e disturbo dell’ordine pubblico e si trova in stato di fermo.
Le forze dell’ordine hanno avviato le indagini per chiarire le motivazioni dell’uomo e verificare eventuali collegamenti con casi simili.

Il profilo penale a la responsabilità

Il tentato sequestro di persona e la sottrazione di minore sono due reati previsti dagli articoli 605 e 574 del Codice penale. Il sequestro di persona, è uno tra i reati più gravi previsti dal nostro ordinamento. Qualora la vittima del sequestro fosse un minore, il Codice Penale prevede, inoltre, l’ipotesi aggravata.
Anche la sottrazione di minore potrebbe trovare diretta applicazione. La sottrazione di minore trova diretta applicazione quando vi è consapevolezza di agire senza il consenso o contro la volontà del genitore responsabile.
L’aspetto che, tuttavia, va preso in considerazione in questo caso è la capacità di intendere e volere del soggetto responsabile. L’alterazione della mente, dipendente da un’infermità, fisica o psichica, potrebbe portare all’inimputabilità, ai sensi degli articoli 88 e 89 del C.P.
Per i casi di abituale infermità di mente della persona maggiorenne può essere chiesta l’interdizione necessaria ad assicurarle adeguata protezione, a sè e agli altri. In questo caso, verrà, quindi, identificato un tutore, scelto, di norma, nello stesso ambito familiare.
In caso di danno cagionato da persona incapace di intendere o di volere, ai sensi dell’Art. 2047 del Codice Civile: «il risarcimento è dovuto da chi è tenuto alla sorveglianza dell’incapace, salvo che provi di non aver potuto impedire il fatto».

Il profilo assicurativo

L’episodio riaccende il dibattito sulla sicurezza nelle scuole.
Dal punto di vista assicurativo, le migliori polizze integrative risarciscono anche gli eventuali danni diretti in caso sequestro degli alunni assicurati, anche in itinere.
Rimane, comunque, facoltà dell’assicuratore agire in rivalsa del soggetto danneggiante o, come in questo caso, nei confronti di chi è tenuto alla sorveglianza dell’incapace.
Di norma, sono, invece, escluse le patologie provocate da molestie morali o psico-fisiche contratte durante le attività coperte dall’assicurazione.

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